Motori

ALPINE: gendarmeria, la pattuglia A110 ieri e oggi

Come farebbe la Gendarmeria Nazionale ad effettuare interventi lampo sulle autostrade senza disporre di veicoli all’avanguardia a livello di prestazioni? È questo il motivo per cui quest’istituzione ha appena ordinato 26 Alpine A110 che, tra breve, sostituiranno le Renault Mégane R.S. nei pronti interventi su autostrada. Come spiega Richard Filmotte, Capo Pattuglia e Direttore del Museo della Gendarmeria, questo contratto rientra in una tradizione inaugurata con la Berlinetta oltre cinquant’anni fa. Per tante generazioni, vedere nel retrovisore oppure imbattersi per strada in una Renault 4 o un’Estafette blu era sufficiente per innescare inevitabilmente un rapido esame di coscienza del tipo “Ho fatto qualcosa che non va?” È vero che, per diversi decenni, questi modelli del Gruppo Renault hanno incarnato la presenza della Gendarmeria Nazionale sulle strade francesi. Ma con lo sviluppo delle autostrade, negli anni Sessanta, è emersa l’esigenza di veicoli specifici.

Se nell’immaginario collettivo e cinematografico, l’intervento della Gendarmeria sulle autostrade si manifesta sotto forma di rocamboleschi inseguimenti, nella vita reale questi sono rari: «I veicoli di pronto intervento non sono destinati a compiere tutte le missioni della Gendarmeria. Il loro ruolo primario è quello di giungere velocemente sulla scena dell’incidente e proteggere gli altri utenti. Per intercettare gli automobilisti che infrangono i limiti di velocità, infatti, abbiamo molti altri mezzi rispetto all’inseguimento. È importante disporre di un veicolo abbastanza potente che possa raggiungere alte velocità in breve tempo» ha precisato Richard Filmotte.

Una formazione ad hoc

Anche gli equipaggi a bordo sono scelti con grande cura: «Il personale delle squadre di pronto intervento è selezionato attraverso esami medici e dopo aver accertato le capacità di guida su pista», conferma Richard Filmotte. I candidati prescelti seguono poi una formazione sul Circuito Bugatti di Le Mans. L’idea è che la formazione dovrebbe far dimenticare al conducente i vincoli del veicolo per concentrarsi al 100% sulla missione. «Il veicolo deve essere uno strumento al servizio dell’anticipazione» osserva Richard Filmotte.

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